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Prime Esperienze

Francesca la studentessa mia nuova schiava 3


di padrone29
09.07.2025    |    29    |    0 6.0
"» Presi lo zenzero che avevo comprato nel pomeriggio, lo lavai e tornai in camera..."
Dopo aver fatto elencare a Francesca le cinque cose che detesta di più, decido di sceglierne due come ordini da impartirle: mangiare broccoli e stare con i più brutti e rincoglioniti del suo corso.

Francesca disse: «Se vuole, comincio a mandare qualche messaggio a qualcuno di questi.»
Le risposi: «Va bene.»
Francesca allora chiese: «Ne mando a più ragazzi o a uno solo?»
Le dissi: «A più ragazzi, dicendo che sei giù e stai cercando qualcuno con cui parlare.»

L’indomani, Francesca mi scrisse dicendomi che due ragazzi avevano risposto e mi chiese come doveva rispondere. Le ordinai: «Scrivi: “Il mio fidanzato mi ha sedotta e abbandonata, mi ha mollato in discoteca e se n’è tornato a casa con un’altra.”»

Uno di loro, Marco, rispose: «Mi dispiace veramente tanto, io ci sono sempre per te. Lui non ti meritava.»
L’altro invece scrisse: «Io sono sempre disponibile per un’amica, lo sai. Per te farei qualsiasi cosa.»

Francesca mi confidò che si vergognava tantissimo a eseguire quell’ordine, soprattutto se si fosse saputo che stava parlando con quei due. Le imposi allora: «Tra una lezione e l’altra, devi parlare con loro, facendo finta di starci ma senza esagerare. Poi, la sera, vieni a casa mia.»

Verso le sette, arrivò e le dissi: «Vedi quella scodella? C’è l’acqua da cui devi bere.»
Francesca chiese: «Per terra, a quattro zampe?»
Risposi: «Sì, nuda e senza sporcarti.»
Francesca obbedì: «Va bene, Padrone.»

Non ci riuscì: si sporcò tutta e disse: «Mi dispiace, non sono riuscita a soddisfarla, Padrone.»
Replicai: «Non credo tu sia così sciocca da pensare che mi accontenterò di banali scuse!»
Tirai fuori un frustino a manina e le sferrai cinquanta colpi sulla fighetta. Francesca mi chiese: «Intende farmi altro, Padrone?»
Le ordinai: «Togliti una scarpa e pizzicati il clitoride col tacco!»
«Sì, Padrone», rispose.

Le tastai la fighetta e la sentii molto bagnata. «Ti sento eccitata, cagna!», le dissi.
Francesca rispose: «Sì, Padrone. Ho voglia di godere, voglio essere umiliata, voglio essere la sua puttana!»
Le imposi: «Devi dire: “Sono un pezzo di merda, chiedo al mio immenso Padrone il permesso di poter godere.”»
Francesca ripeté subito: «So di essere un pezzo di merda, chiedo al mio immenso Signore di poter godere. Per favore, Signore, mi faccia godere. Farò tutto quello che vuole.»

Le dissi: «Girati e togliti le mutandine.»
«Sì, Padrone», rispose. Le infilai il cazzo in culo senza lubrificazione: il suo buco era stretto e il dolore che provava mi eccitava terribilmente. Non c’è nulla che mi piaccia più del sentire il dolore di una schiava, specie se giovane e incapace di resistere. Urlava come una pazza.

Prima di andarsene, mi chiese: «Un ragazzo mi ha chiesto di vedermi domani. Cosa devo fare?»
«Com’è?», domandai.
«È uno degli sfigati di cui ti avevo parlato», rispose Francesca.
Le dissi: «Puoi uscirci, provocalo, ma senza fare di più.»

L’indomani mi scrisse: «Ho accettato l’appuntamento con lo sfigato. Come mi devo vestire?»
Risposi: «Minigonna sopra le ginocchia e tettine in bella evidenza (ha tra una seconda e una terza).»
«Va bene, Padrone, anche se mi vergogno terribilmente», mi disse.
«Lo so, cagna. Altrimenti non te l’avrei ordinato», replicai.

Francesca chiese: «Come mi devo comportare? Devo stare con le gambe aperte tutto il tempo?»
«Fagliela annusare, ma nulla di più», le dissi.
«Quindi faccio la gentile e magari lo abbraccio?», domandò.
«Sì, toccagli il culo come per scherzo», ordinai.
«Oddio, che schifo! Ma devo tenere le gambe aperte? Andremo in un parco!», protestò.
«Sì, cagna», ribattei.

Francesca iniziò a piangere: «No, ti prego, mi vedranno tutti! Mi vergogno!»
«Lo so, ma puoi farcela. Se non obbedisci, sarai punita», dissi.
«Quale sarebbe la punizione? È peggio di quello che mi stai facendo fare ora?», chiese.
«Non lo dico mai prima…», risposi.

Francesca, ancora piangendo, cedette: «Hai vinto. Le aprirò, anche se mi fa schifo l’idea che uno dei più brutti del corso mi veda il perizoma. Anche se… devo ammettere che un po’ mi eccita. Ma non illuderti che mi piaccia!»

Dopo un po’, mi scrisse su WhatsApp: «Non puoi capire come è vestito di merda! Si è persino portato uno zainetto. Non so cosa abbia in testa. È pure più basso di me, mi vergogno da morire.»
Risposi: «Be’, si sa che i ragazzi oggi non sanno vestirsi.»

Più tardi mi scrisse: «Mi sto annoiando da morire. Posso dirgli di tornare a casa?»
«Va bene», le dissi.
Francesca replicò: «Ci siamo seduti. Da mezz’ora continua a ripetermi: “Io ci sono per te, tu sei meglio del tuo ex.” Mi sto annoiando da morire! Forse era meglio farmi punire da lei!»

Non la sentii fino al giorno dopo, quando mi scrisse: «Delle mie amiche mi hanno chiesto perché parlavo con quegli sfigati. Ero imbarazzata come non credo tu possa immaginare. Mi sentivo una sfigata! Ma dovrò fare altro con loro? Ti prego, dimmi di no!»
Risposi: «Per ora basta. Stasera vieni a casa mia.»

Quella sera, Francesca arrivò. Appena entrata, le dissi: «Togliti le mutandine, sali sul letto e tieni esposto il culo.»
Presi lo zenzero che avevo comprato nel pomeriggio, lo lavai e tornai in camera. Francesca mi guardò terrorizzata: «Ti prego, Padrone, non mettermelo dentro! Il mio buchetto è strettissimo, so che mi farà male!»
«Lo so», risposi. «Ma non ti farà solo male.»

Glielo infilai con fatica mentre urlava: «Mi brucia da morire! Ti prego, basta!»
Dopo un po’, tolsi la radice di zenzero e la lasciai sul letto, in pace, perché si riprendesse.

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